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Giampietro Agostini photography
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Testo di Roberta Valtorta
tratto dalla rivista L'Etichetta, 1991


Giampietro Agostini - Oggetti - still-life

Giampietro Agostini - Oggetti - still-life[...] dopo alcuni anni di lavoro e ricerca nell'ambito della fotografia sociale e di architettura e paesaggio, Giampietro Agostini mette in gioco qui alcuni diversi linguaggi, offrendo all'osservatore una sorta di ventaglio - in bianco nero e a colori - di possibilità espressive, a illustrare la duttilità di se stesso fotografo e al tempo stesso quella della comunicazione attraverso la fotografia.

Si trasforma, Agostini, modellando il suo punto di vista (non solo in senso strettamente fotografico, ma più ampiamente progettuale) sulle diverse esigenze del racconto: che sarà determinato ora dalle regole della fotografia di paesaggio, ora da quelle del reportage industriale; ora dall'impianto classico dello still-life professionale e ora, invece, dalla sperimentazione più libera delle forme stesse degli oggetti (come nelle esperienze storiche del Bauhaus o della Subjektive Fotografie); ora dallo studio statico richiesto dal ritratto, qui tutto luci e ombre; e ora dalla rivisitazione materica dello still-life, che diviene immagine Polaroid trasferita allusivamente su carta da disegno.

Tutto questo e altro è possibile a un fotografo conoscitore dei linguaggi. Ma esiste un filo che collega fra loro i diversi approcci di questo autore. È la leggerezza del tratto, per usare una categoria calviniana, la ricerca, nel rappresentare, di una armonia delicata che non è soltanto disegno superficiale ma tende quasi a stabilire positivi rapporti fra gli oggetti, le varie parti di realtà raffigurate. Una armonia che è seria, come dire, civile.